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Giovanni Bozzolo
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Byron 2011
di raffaele gambigliani zoccoli
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“Ma devo fare tutta questa strada?”

È quello che penso tutti gli anni quando mi avvicino a Portovenere sul traghetto dell'organizzazione, guardando con apprensione quel lungo tratto di mare che dovrò nuotare in senso inverso. Ma è proprio questa sensazione una delle caratteristiche che incoronano la Coppa Byron - almeno per il sottoscritto - come la gara più bella della stagione. Il percorso non è il solito giro rettangolare da compere due volte ma una vera traversata, da una parte all'altra della costa. E infine è bellissima la sensazione della partenza, con tutte quelle barche - dalle semplici canoe alle lance della polizia con i lampeggianti accesi - che ci seguiranno per sette chilometri e mezzo.

Quest'anno la gara è giunta alla trentesima edizione, un compleanno caratterizzato dai grandi numeri con oltre duecentocinquanta iscritti. Anche la mia società si presenta a ranghi serrati con ben otto partenti, tutti maschietti perché col tempo - forse - ci stiamo trasformando in uno di quei Club inglesi di inizio Ottocento dove le donne venivano viste con diffidenza...

Nel programma gli organizzatori concedono tre ore di tempo per la punzonatura, ma questo passaggio obbligato si rivela il più estenuante di tutta la giornata. Settanta minuti di coda sotto il sole di agosto mi paiono decisamente eccessivi anche con i duecentocinquanta iscritti, forse si poteva accelerare dividendo la registrazione dalla consegna del chip e dalla fase della “punzonatura” vera e propria.

Il percorso della gara non è cambiato, si parte dalla spiaggia di Portovenere, si lascia a sinistra una prima boa poco prima del mare aperto, si costeggia sul lato destro la diga per oltre due chilometri per dirigersi poi verso Lerici lasciando San Terenzo sulla sinistra e due boe di direzione sulla destra fino all'imbuto finale.

Con cinquantadue partenti nella mia categoria non ho alcuna velleità di classifica, i più forti sono tutti presenti e sarebbe impensabile riuscire a fare qualche punto, e così la mia strategia di gara è quella di riuscire a “stare dietro” a Nicola Fratti, un master della Modena Nuoto che - nonostante gareggi in costumino - mi rifila sempre sonore batoste in classifica.

Il mare, lo vediamo mentre ci avviciniamo sul traghetto, è mosso senza essere agitato - la corrente sembra decisamente a favore.

Al via i giudici decidono di farci partire tutti insieme. Personalmente cerco sempre di vedere il lato positivo di ogni cosa, quando c'è, e qui, se da un lato la decisione trasformerà la partenza in una tonnara, nella quale l'obiettivo sarà quello di prendere il minor numero di ceffoni e di non perdere cuffie, occhialini o addirittura il costume, dall'altro farà si che ci sarà sempre qualcuno da seguire, un'autentica manna per chi ama le scie come il sottoscritto.

Dopo l'ok della capitaneria i giudici ci fanno entrare in acqua ma non sembrano affatto contenti del nostro allineamento. Io galleggio nelle retrovie, incollato a Nicola, ma i minuti cominciano a passare e mentre i giudici continuano a gridare alle prime file di indietreggiare piano piano comincio a ghiacciare. Il tempo continua a trascorrere, finalmente qualcuno comincia ad arretrare, ma visto che gli ultimi non si muovono la tonnara diventa una “tonnara-gigante” e nel caos perdo Nicola, non lo vedo più - e poi d'improvviso quelli più avanti cominciano a nuotare e finalmente si parte.

Pim!!!
Pom !!!
Pum!! !
e ancora
Pim!!!
Pom!!!
Pum!! !

prendo botte da orbi da tutte le parti ma nel caos generale rivedo la cuffia di Nicola - eccolo! - comincio a nuotare verso di lui cercando di non darle e di non prenderle e dopo quattrocento metri riesco a raggiungerlo e ad acquistare un po' di libertà. Nuoto al suo fianco sino alla prima boa; il nostro gruppo comincia a essere ben definito, una ventina di master che tengono un buon ritmo. Quando arriviamo in mare aperto l'onda comincia a dare fastidio, la corrente è a favore ma l'onda ci fa compiere balzi in avanti improvvisi. La visibilità sott'acqua è ridotta al minimo e nuotare in scia non è facile senza alzare la testa - cerco sempre di non toccare i piedi di chi mi nuota davanti, standogli a lato, ma durante la gara toccherò involontariamente chi mi è davanti decine di volte.

I battistrada aumentano il ritmo, il gruppo si sgrana e io riesco a rimanere affiancato a Nicola e a un gruppetto composto quasi solo da donne. Un gruppo “tranquillo” immagino, e invece no, perché queste donne sono molto “aggressive”, non appena qualcuna si sfila per un'onda o un piccolo rallentamento “pretende” di recuperare la sua posizione, o con le buone o con le cattive.

Alla diga il gruppo rallenta, improvvisamente sembra di essere in una gara di ciclismo, nessuno vuol partire o tirare, da dietro cominciano ad arrivare altri master, il gruppo piano piano si ingrossa e tutto ricomincia ad avere le sembianze di una tonnara - a metà della diga mi trovo schiacciato senza vie di uscita. A un certo punto riesco a defilarmi e provo a partire da solo sulla sinistra del gruppo, ma è inutile, da solo non vado da nessuna parte e mi riaccodo.

Finita la diga i battistrada ripartono con un buon ritmo, il gruppo si sfalda e io riesco a rimanere attaccato a Nicola e alle solite ragazze, in ultima posizione perché da queste ragazze ne ho già prese abbastanza. Comincio ad essere stanco e faccio molta fatica a seguirli, ma devo riuscire a resistere, mi ripeto continuamente, ad arrivare con Nicola al traguardo. E alla fine ci riesco, o quasi, perché a cento metri dall'imbuto Nicola prende un angolo di quarantacinque gradi sulla sinistra e mette il turbo. Io lo guardo e mi dico che ho già fatto abbastanza, che l'infarto non lo voglio rischiare per stargli dietro anche negli ultimi duecento metri, magari Nicola ha sbagliato angolo e mi arriva persino dietro. Ma è un illusione, Nicola si posiziona dieci metri a sinistra del nostro gruppo e ci passa tutti prima del traguardo.

Il nostro Raffaele Riccò e Marco Affronte della Modena Nuoto sono già arrivati, e a seguire - tutti molto provati come il sottoscritto - arriveranno Daniele, Massimo, Marco, Gabriele, Maurizio e Stefano della mia squadra. Con il mare così agitato ci siamo presi una buona razione di sale anche questa volta, ma la gara è stata bellissima, come sempre.

Il buffet è ricco e abbondante. Seguono le premiazioni, Raffaele è arrivato secondo nella sua categoria e dovrebbe essere primo provvisorio in circuito, ma non tutti riescono a rimanere sino alla fine, dopo essere “tornati” dalla gita in battello dobbiamo anche tornare verso casa.

Raffaele Gambigliani Zoccoli

 
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