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Giovanni Bozzolo
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Caldonazzo 2012
di raffaele gambigliani zoccoli
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La 10 chilometri di Caldonazzo è una di quelle gare che ho sempre progettato di fare, poi per un motivo o per un altro – vuoi la concomitanza con la Byron, vuoi perché dieci chilometri in lago sono una prova di forza anche da un punto di vista psicologico – ho sempre finito per rimandare.

Fino a quest’anno.

“Si va a Caldonazzo!” mi aveva intimato Lorenzo Guarenghi al Giglio
“… ma…”
“Senza tentennamenti di sorta!” aveva concluso autoritario.

E così - per una volta - abbandono il golfo di La Spezia (e le sue urticanti meduse) per dirigermi verso il Trentino - e il week-end si trasforma in un’occasione per visitare con Marika la piacevolissima Valsugana.

Le previsioni per la domenica non sono buone: brusca diminuzione della temperatura (da 28° a 20°) con temporali e rovesci. E in effetti al mio risveglio l’aria è fresca e il cielo coperto non promette nulla di positivo. Accidenti, penso, vuoi vedere che l’acqua è fredda e insopportabile? Vuoi vedere che salta la gara e mi sono massacrato di vasche per nulla?

E invece si nuoterà.

Punzonatura velocissima (bravi!) con gradita maglietta e siamo già in acqua, acqua forse troppo calda, almeno per i miei gusti. Il percorso è un triangolo da compiere cinque volte in senso antiorario. La prima boa è lungo la riva, circa duecento metri alla destra della partenza, la seconda è al largo verso nord-ovest, la terza è ancora a riva, questa volta sul lato sinistro. Le boe sono perfettamente visibili e facili da seguire (bravi!).

Alla partenza viene sistemato un galleggiante dove ci si può rifornire ai passaggi di giro. In acqua siamo “solo” sessantaquattro (arriveremo in cinquantasei) tra i quali moltissimi agonisti. Pochi master penso, se perdo il gruppo mi toccherà nuotare dieci chilometri da solo. Del resto in questa gara non ho nessuna velleità di classifica, mi sono allenato molto ma non a sufficienza per un percorso così impegnativo e il mio obiettivo è solo quello di arrivare, possibilmente entro il tempo massimo (novanta minuti dal quinto arrivato).

Alla sirena cerco di incollarmi a Riccardo Furiassi, con cui avevo fatto la gara di Grado, ma lui parte troppo forte e così rallento cercando di prendere qualche scia andando “il più piano possibile” (cinque giri da due chilometri sono lunghi…). Il gruppetto con cui nuoto si definisce alla seconda boa, siamo in sei, Lorenzo Guarenghi e Leonardo Meoni (forse anche loro hanno deciso di partire piano), Riccardo che in qualche modo abbiamo ripreso, un master dalla cuffia blu e uno dalla cuffia rossa (che purtroppo ogni cinque bracciate a stile scalcia con due bracciate a rana).

Mi accodo e rimango in scia fino alla seconda boa del secondo giro quando davanti sbagliano palesemente la direzione puntando verso l’interno.

Io e Lorenzo ci urliamo qualcosa e – incredibile – mi metto a tirarlo seguendo la giusta traiettoria. Tiro fino alla fine del secondo giro, quando ci fermiamo per il primo rifornimento. Gli altri quattro ci hanno ripreso, Riccardo non si ferma nemmeno e così riparto a tirare il gruppetto per provare a raggiungerlo. Ci riesco solo dopo un chilometro, alla seconda boa del terzo giro.

Nel ritorno Riccardo sbaglia il percorso puntando verso il largo (lo inseguirà una barca dei vigili del fuoco per avvertirlo!) e lo abbandoniamo. Io mi fermo per qualche secondo e dopo due chilometri di lavoro mi riaccodo rimanendo in scia fino alla fine del quarto giro, quando le mie braccia vanno in game over e inesorabilmente vedo Riccardo (che ci ha ripeso) Lorenzo e Leonardo andare via piano piano, bracciata dopo bracciata.

Io sto bene, di testa e di fiato, ma le braccia sono semplicemente finite. Passata la prima boa del quinto giro comincio a perdere di vista Lorenzo, ma per mia fortuna passa un gruppo di sette/otto master - quelli del nostro gruppo che si erano staccati e altri che evidentemente ci stavano inseguendo. Mi fermo, mi lascio sfilare e provo a incollarmi all’ultimo del gruppo, riuscendo a tenerlo fino all’ultima boa sulla riva.

In dirittura perdo tutti, ogni bracciata è un’agonia, ma sono contento perché riesco a finire la gara e il mio tempo - tre ore e un minuto – è decisamente migliore delle mie più rosee aspettative; e in più sono riuscito a rimanere quattro giri con Leonardo e Lorenzo, decisamente più forti del sottoscritto. Nella mia categoria arrivo quarto su otto, dietro Marco Bovi, Leonardo e Lorenzo, ma mai come questa volta sono felice di aver conquistato la medaglia di legno.

Premiazioni per i primi tre classificati di ogni categoria e pasta party, bagnata da un acquazzone che agita il lago e che avrebbe compromesso la gara se fosse arrivato prima (durante la nuotata le nuvole avevano invece lasciato il campo a un piacevole sole).

La gara mi è piaciuta molto, organizzata ottimamente e inserita in un incantevole scenario alpino. Peccato solo che si disputi lo stesso giorno della Byron, ma se ritrovo la forza psicologica di allenarmi per una dieci chilometri presto o tardi proverò a rifarla.

 
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