Pochi giorni fa è morto Mauro Lombardi, uno dei fondatori del nuoto in acque libere. E' stato un componente delle prime Commissioni Tecniche Nazionali e ha stilato il primo rgolamento in acque libere.
Qui sotto il ricordo di molti amici
Franco Lo Cacio scrive:
Mauro apparteneva al gruppo dei grandi fondisti toscani e fu convocato a Roma in Federnuoto per la costituzione del settore fondo assieme a Sabina Jelasi (Ischia), Lello Barbuto (Capri-Napoli), Franco Lo Cascio (Portofino-Sestri Levante) ed Ambra Ronzoni (Ponza-San Felice).
Da quella riunione iniziò ufficialmente il fondo federale e fu proprio Mauro a dirigere il corso SIT a Formia dove furono diplomati gli accompagnatori per le traversate.
L’accompagnatore era lo stratega in barca e quindi doveva capire di rotte e correnti e meteo e tante altre cose importanti, oggi vanificate dalle gare sempre più a circuito.
Oltre che grande nuotatore Mauro era ancor più grande come organizzatore e trasmetteva a chi veniva a nuotare nelle “SUE” acque il suo amore per il mare.
Oltre alle innumerevoli gare nel golfo di Follonica con Mauro condividemmo la Corsica-Follonica, più volte lo Stretto, la Malta-Ragusa, la Ponza …in ogni dove i suoi consigli erano preziosi e lo sono ancora per chi voglia fare una traversata senza nuotare in corsia.
L’ultima gara che abbiamo condiviso con Lui è stata la festa Master di chiusura stagione a Prato Ranieri qualche anno fa, prima che il “testimone” passasse a Sestri Levante. E proprio in quella festa, che poi era la festa per ringraziarlo nuotando, vennero moltissimi suoi allievi e compagni di avventura.
Ciao Mauro …Buon Nuoto!
Marco Paghi scrive:
È scomparso un amico, un nuotatore, un amante del nuoto in mare, un uomo che, come nessuno, rispettava i nuotatori e la loro passione.
Era di Follonica ed a Follonica ha trascorso tutta la vita. Ha nuotato in lungo ed in largo quel golfo ed organizzandovi innumerevoli gare lo ha fatto conoscere a tutti i nuotatori italiani e a tanti stranieri.
Chiudo gli occhi e lo vedo: ci siamo conosciuti ad inizio degli anni ottanta, gli anni che hanno trasformato il movimento del nuoto in mare trasportandolo dalla semi-clandestinità al riconoscimento ufficiale.
È il 5 Luglio 1985 e Mauro mi ha invitato a partecipare ad una gara a staffetta: la Follonica – Cerboli – Follonica da lui organizzata. Non mi ricordo i chilometri ma, comunque, tanti.
Mi ritrovo così in una staffetta mista (due uomini ed una donna): l’altro nuotatore è un turco che, allora, era tra i più forti nuotatori del momento. Il caso vuole che i miei due compagni soffrano il mal di mare e così mi sciroppo la maggior parte del tragitto. È la famosa staffetta “mamma li turchi” come poi fu battezzata.
Ricordo Mauro indaffarato durante le premiazioni al Piccolo Mondo di Follonica (luogo di ritrovo per tante gare sempre
organizzate da Mauro negli anni futuri ), la sua ammirazione per la mia prestazione: fu allora che mi annoverò tra i suoi nuotatori preferiti.
Chiudo gli occhi e lo vedo alla cena di gala della prima Ponza- S..Felice Circeo di circa km 40 del 04/10/1986. All’età di 62 anni non ha esitato a buttarsi in acqua e provarci. Dopo qualche ora si ritira. È dispiaciuto per il ritiro ma allo stesso tempo si aggira felice tra i tavoli.
“Tre toscani ai primi tre posti” dice a tutti di continuo. I tre toscani sono: io, Roberto Merlini e Milano Cosmo.
Perché Mauro è stato un apostolo del nuoto in mare. Come un apostolo predicava a tutti la buona novella del nuotare in mare. Come un apostolo cercava discepoli, cercava nuotatori che provassero a praticare questo sport.
Roberto Merlini fu probabilmente il primo discepolo ma poi altri, molti altri, si sono avvicinati al nuoto grazie a lui. E così quella sera era veramente commosso. “Tre toscani ai primi tre posti” ma era come se dicesse “tre miei amici, tre miei discepoli, ai primi tre posti”.
Chiudo gli occhi e lo vedo quel 14 luglio 1988 a Losanna . È il giorno della traversata del lago di Ginevra (da Evian a Losanna), una specie di prova generale, voluta dalla LEN, dei Campionati Europei che, infatti, cominceranno a svolgersi regolarmente negli anni successivi.
Io e Roberto Merlini rappresentiamo l’Itala e Mauro Lombardi è l’accompagnatore in barca di Roberto. Tanti gli aneddoti di quei giorni, ed il ricordo del cameratismo, dell’amicizia che ci ha legato adesso diventa struggente.
Chiudo gli occhi e lo vedo instancabile animatore ed organizzatore di tante gare. Ma soprattutto il mio ricordo va a quella che organizzava a fine stagione a Riva del Sole a Follonica. Una garetta sui 1500 metri che è stata per anni la festa di addio alla stagione appena trascorsa e contemporaneamente la festa di inizio di un’altra nuova stagione. Con il tempo, sempre di più, i nuotatori partecipavano per omaggiare Mauro. Lui lo sapeva e per questo negli ultimi anni, complice anche l’ avanzamento dell’età, andava in tilt.
Aveva paura di non essere all’altezza delle aspettative organizzative dei nuotatori ed il giorno della gara si emozionava: l’ultima è stata fatta nel 2009.
Nel 2010 a pochi giorni dalla sua effettuazione si è nuovamente messo in fibrillazione per cercare di organizzarla al meglio ed ha dovuto rimandare, poi non è stata più effettuata..
Chiudo gli occhi e lo vedo il 7 Agosto 2010: è il giorno della mia traversata in solitario dall’isola d’Elba a Follonica. Una traversata per me dai molti significati: uno è anche quello di rendere omaggio proprio a Mauro a cui la dedico.
Lui insieme a tanti altri è ad aspettarmi all’arrivo.
Ci dovevamo rivedere ad Ottobre di quell’anno in occasione di quella festa di chiusura di cui dicevo prima ma l’emozione lo tradì e la gara non fu più organizzata.
Ci siamo poi risentiti telefonicamente ma l’ultimo contatto fisico è stato lì, quel giorno di Agosto, sulla spiaggia di Follonica davanti al suo mare, illuminato dai raggi di un sole estivo al tramonto, con sullo sfondo l’isola d’Elba.
Ripensandoci ora è stato il commiato più bello che potessimo augurarci.
Arrivederci Mauro
Massimo Milano scrive:
Pensieri personali su Mauro Lombardi
Non ricordo quando ho conosciuto Mauro Lombardi ma per me, che ho avuto la fortuna di frequentare il mondo del nuoto in acque fin da bambino, è stata sempre una persona “familiare”, cioè di quelle persone che si conoscono praticamente da sempre.
L’ho visto nei panni dell’atleta, dell’amante del mare e delle sfide in mare aperto, rappresentate dalle varie staffette organizzate ed a volte personalmente, ma soprattutto dello “storico” organizzatore di tutte le manifestazioni natatorie in acque libere di Follonica.
Ricordo che era un organizzatore preciso, accurato ed attento ad ogni particolare al limite dell’eccessiva scrupolosità che negli ultimi anni lo ha portato a vivere con sempre maggiore ansietà l’organizzazione della gara fino a decidere di non svolgerla più.
Per me la gara di Follonica – che tutti gli anni Mauro organizzava in almeno un’edizione (ma ricordo anni in cui preparava per il circuito FIN anche 3 gare) con molta passione e tanto sacrificio andando di persona a raccogliere le “donazioni” di tutta una serie di enti e contribuenti privati – era una gara irrinunciabile, una gara “in casa” sia per il rapporto familiare che con il tempo si era creato con Mauro sia perché per molti anni è stata l’unica gara organizzata nella mia provincia di origine.
Mi stupisce e rattrista molto che la mancanza della notizia e l’assenza di ricordi di Mauro sui nostri siti di riferimento a partire proprio dalla Federazione per la quale Mauro, che ricordo è stato per anni membro della Commissione Tecnica Nazionale ed ha dato un forte contributo al regolamento in acque libere, ha dato molto….
Massimo Milano
Cosmo Milano scrive:
UNA AMICIZIA INOSSIDABILE
L’incontro con Mauro Lombardi è avvenuto sul mare (precedentemente ci eravamo solo intravisti ad un corso per Istruttori di nuoto). Non ricordo bene l’anno, ma durante un mio tentativo di record in solitario tra Punta Ala e Follonica (Km 12 circa), d’estate, avevo appena messo piede sulla battigia antistante la palafitta del ristorante “Il piccolo mondo”, quando, quasi in contemporanea, emerge dalle acque, accanto a me, una lunga e allampanata figura d’uomo. Bello nel suo fisico asciutto, con la barba brizzolata da saggio o da eroe, pelle aggrinzita dalla permanenza in acqua e dall’età, gli occhi incavati dallo stampo degli occhialini, sembrava un Nettuno uscito dalle profondità marine. Spontaneo fu l’abbraccio tra noi; allora nacque un’amicizia che è durata immutata nel tempo.
Più tardi, non senza emozione, seppi da altri che Mauro spesso in estate, con la bicicletta che la moglie andava poi a ritirare con la macchina, si portava nelle prossimità di Follonica e poi dalle scogliere si buttava in mare per percorrere cinque o più chilometri. Solo, in mezzo al mare, si nutriva di miele che estraeva dagli slip, addentando alcuni piccoli globi di nailon che lui stesso confezionava ermeticamente.
Nell’82 Mauro mi volle portare, fiducioso nelle mie possibilità, alla prima traversata del lago di Como (Bellagio- Dervio), organizzata da Niccolò Simone, con arrivo nel paese di Leardo Callone, che l’anno prima aveva attraversato il Canale della Manica. Arrivai primo davanti a Gianni Verga.
Sopite temporaneamente le sue velleità sportive, si dedicò nei primi anni ’80 ad organizzare memorabili gare di nuoto. Cosa ti va ad inventare nell’85? Semplicemente- ma nessuno ci aveva pensato- un campionato mondiale di gran fondo staffetta sotto l’egida dell’”International Long distance swimming Federation”, quella della Capri- Napoli con sede al Cairo. La prima edizione ebbe successo, la seconda fu memorabile. Vi parteciparono, se ben ricordo, sette nazioni diverse (Ungheria, Egitto, Olanda, Jugoslavia, Polonia, la “pseudo Turchia”, l’Italia dei fratelli La Torre e Corbisiero, la squadra dei Carabinieri Napoli del Maresciallo Palazzo e la squadra toscana. Accompagnatori e tecnici di quest’ultima erano Mauro Lombardi e Fabio Frandi, responsabile del nuoto della F.I.N, mentre i nuotatori erano Andrea Tinacci, Roberto Merlini e il sottoscritto. Arrivammo secondi in una giornata di mare mosso e di foschia. Ho detto “pseudo Turchia” perché inusuale e curiosa fu la formazione di questa squadra: infatti si presentò alla “punzonatura” di Follonica solo Kasim Kazbay. Bisognava cercare al più presto altri due “ottomani”. Con un giro di telefonate recuperai Michela Castagna e Marco Paghi, che divennero seduta stante turchi di adozione. Poiché il turco vero e Michela, una volta finita la loro prima frazione e saliti in barca, soffrivano terribilmente il mal di mare e quando dovevano gettarsi di nuovo in acqua facevano “gli indiani”, Marco dovette impegnarsi per una ventina di chilometri da solo.
Era quello il tempo in cui pullulavano competizioni prestigiose a livello internazionale:dalla Capri- Napoli, regina di tutte le maratone (Km.33,300),di Lello Barbuto, del generale Zorkany e dei “coccodrilli” del Nilo alla Torregaveta- Baia-Bacoli di Km.20, organizzata da Gaetano Mastropasqua; dalla maratona caprese di Mezzadri, a quella dell’Isola di Ischia di Sabina Ielasi (Km. 16) alla Coppa Byron (Km.12)a Venezia, di Fulvio Bergamini, uomo capace di fare una gara nel Canal Grande con arrivo a Piazza S. Marco.
Nel 1986 la Federazione Italiana Nuoto, abbandonando un vecchio pregiudizio, riconobbe dignità a questa faticosa specialità in acque libere, organizzando il Grand Prix e istituendo in seguito commissioni di esperti e quadri tecnici.
A Mauro piaceva “aprire le danze”del circuito, dove si assegnavano i primi punti del Campionato Italiano unificato di fondo e gran fondo. Poi, col tempo e fino a quando ce la fece, prese gusto ad organizzare una gara-festa finale, un raduno di Master al Villaggio svizzero a Follonica, una rimpatriata prima del letargo invernale. Era una simpatica iniziativa che terminava con l’offerta di un pranzo conviviale e un premio per tutti.
L’ultima tappa del Gran Prix, dopo qualche rinvio, fu disputata da Ponza a San Felice Circeo. Nel tardo pomeriggio del 2 ottobre nella sede della Pro loco del Circeo, per conto della Federazione esordì Ambra Ronzoni, “la signora del nuoto nelle acque libere”che, affascinata dai temerari uomini del mare, finirà per esserne contagiata a vita. Ora pensate un po’ cosa vi direbbero oggi i ragazzi se proponeste loro il 4 di ottobre una maratona di nuoto in mare di 40 Km. circa. Eppure vi presero parte adolescenti come Monia Scalzo e Angela Capasso di meno di 16 anni e Mauro Lombardi di oltre 60: due estremi che chiudono il cerchio della passione e dell’incoscienza. Marcai stretto Millauro per 18 Km; quando entrò in crisi, mantenni il vantaggio acquisito sugli altri arrivando al traguardo al primo posto davanti al Paghi e al Merlini e così conquistai a 47 anni il Grand Prix valido per il Campionato Italiano assoluto di fondo e gran fondo.
Con la classifica della Ponza- S. Felice Circeo dell’anno dopo, fu varata la prima Nazionale di Gran fondo (il sottoscritto, Palumbo e la Palmentieri), che esordì ad ottobre 1987 ad Ismailia con la maratona del Canale di Suez di 25 Km., quasi tutti controcorrente. Mauro Lombardi non poteva mancare ad un appuntamento storico così importante, perciò fece di tutto per ottenere l’autorizzazione a far disputare la gara anche al suo allievo migliore Roberto Merlini. La partecipazione di Roberto e di Mauro che l’accompagnava ci consentì di conquistare i punti necessari per il secondo posto assoluto a squadre e l’assegnazione di una originale coppa a forma di papiro. Nel post gara, a Giza, perdemmo per un attimo di vista Mauro: ce lo ritrovammo in alto su un cammello che “circumnavigava” le piramidi, seguito a vista dalla moglie in preoccupata contemplazione.
Per la sua esperienza e la sua competenza fu subito chiamato a far parte della Commissione nazionale di fondo e gran fondo, che stabiliva le regole e i calendari.
Allora le sue gare facevano scuola.
Purchè si trattasse di nuoto era disposto a tutto: un attimo lo vedevi sul bordo della piscina ad allenare i giovani, appena dopo si lambiccava il cervello per organizzare al meglio una traversata, badando bene di non trascurare la sua quotidiana porzione di nuoto, che lui misurava a bracciate.
Ti ricordi, Mauro, quella volta che andammo in Liguria a fare la 5 Km. di Loano? Arrivammo il giorno prima della gara e ci portasti in un albergo in collina dove si mangiava bene e si dormiva meglio. C’eri tu, Chiara Avallone, Angelo Carosi ed io. Al mattino ci perdemmo in risate e fette biscottate al miele, mentre sulla spiaggia già era iniziata la marcatura dei numeri di gara. Rilassati e ossigenati, arrivammo al luogo del raduno quando non c’era più nessuno. Là in fondo si vedevano delle barche cariche di gente. Le seguimmo via terra, ma , quando giungemmo al punto di partenza, gli atleti erano già pronti al via. A stomaco pieno, in tutta fretta, ci mettemmo il costume e gli occhialini e con il numero impresso al volo, partimmo. Non so se in questa circostanza o dopo, ogni volta che andavamo in Liguria, all’inizio delle tante gallerie uno diceva “immersione” e allora tutti simulavano il tu, tutu (ognuno aveva il suo stile) del sonar del sommergibile.
Eravamo felici, facevamo lo sport che amavamo, l’età non contava.
Un anno Lombardi volle fare il giro d’Italia a nuoto, in solitario. Il suo programma prevedeva una ventina e forse più di itinerari lungo il perimetro della Penisola. Pensate quanti Enti ha dovuto interessare per l’accompagno e i permessi. In ogni luogo prescelto effettuava un tratto di circa 5 Km. Data la nostra amicizia fissò una tappa all’Argentario, dove provvidi a garantirgli le autorizzazioni. Fu uno degli episodi più commoventi che ho vissuto nel mondo del nuoto. Volle solo me che lo accompagnassi in canoa. Lui nuotava, io ero a poco più di due metri da lui, gli davo la rotta giusta e lui mi restituiva lo sciabordare delle sue bracciate. Poi, soli al largo, lontano dalle cose del mondo, di tanto in tanto ci fermavamo gridando al vento il nostro amore per il mare e dopo due o tre “evviva il nuoto di fondo” riprendevamo il cammino.
Nell’agosto del 1991 insieme a Mauro, Massimo, mio figlio e seguito, come sempre, dalla mia “sacra famiglia”, andai a partecipare alla maratona organizzata da Terranova a Marina di Ragusa. Il giorno prima, in una gara preparatoria, nuotavo in tutta tranquillità nel mare azzurrissimo di Pozzallo nella scia di Nino Fazio, quando un giovane su un gommone in piena corsa mi travolse sotto gli occhi terrorizzati di Franco Lo Cascio. Riemersi dal fondo con una gamba malconcia; fui ricoverato all’ospedale di Modica. Fui trasportato al Policlinico di Roma in aereo. In tutto questo trambusto Mauro mi fu fratello: mi accompagnò in aereo, aspettò che mi assegnassero un posto letto e solo allora, insieme alla mia famiglia, riprese la via di casa.
Qualche tempo dopo volle superare se stesso organizzando una staffetta da Bastia (Corsica) a Follonica di 119 Km.; mi chiamò a far parte della direzione dell’impresa sulla barca ammiraglia. Componevano la squadra Baudi, Callone, Forlani, Marino e Mauro, tutti campioni italiani nella propria categoria. La partenza all’alba, il tempo favorevole, la corrente pure, l’organizzazione e la rotta perfetti, l’Isola d’Elba ormai lì, le bracciate che giravano bene facevano prevedere un arrivo anticipato.Ma la notte i nuotatori vollero stravolgere i piani e i turni di gara, proprio quando il maestralino se ne era andato a nanna e la corrente, decisamente contraria, aveva portato in superficie le meduse, mentre il G.P.S. languiva. Al sorgere del sole regnava il nervosismo. Mauro, che aveva sognato questa impresa per una vita, non poteva sopportare di non arrivare nella sua amata Follonica. Mi guardò intensamente negli occhi e poi tutto d’un fiato mi disse:” Te la senti di buttarti in acqua?” Non aspettavo altro: Mi impegnai al meglio, feci più di 4600 metri in un’ora e poi continuammo un’ora io e una frazione un altro nuotatore e così via.Arrivammo vicino alle scogliere a buio fatto, il mare era agitato, mentre su Follonica si scatenava il diluvio. Il giudice di gara, signor Felici di Siena, a quel punto si era dichiarato disposto a convalidare il record comunque, viste le avverse condizioni meteo, ma noi , e Lombardi in particolare, ci tenevamo ad arrivare al secco. Decidemmo di far nuotare l’ultima frazione a Mauro, sia perché conosceva l’ingresso delle scogliere sia perché in tanti, zuppi fradici, aspettavano l’arrivo del loro “eroe”. Dopo questa staffetta la stima consolidata negli anni diventò assoluta, totale tanto che anche quando non facevo più gare, trovava il modo di darmi un premio “speciale”, non prima di avermi lodato davanti a tutti al di là dei miei meriti.
Ora Mauro se ne è andato in fretta e non mi ha dato il tempo di andarlo a trovare per l’ultima volta. Forse è meglio così: voglio ricordarlo come l’ho conosciuto in una spiaggia tanti anni fa, mentre usciva dal mare accanto alle palafitte del “Piccolo mondo”.
Al suo funerale, in una chiesa piena di gente,Roberto Merlini, il suo fedele allievo, era tra le prime file delle panche; dall’altro lato c’ero io in piedi, un po’ più indietro il suo antagonista locale, Nicola Mosca, veniva a rendergli l’onore delle armi.
Cosmo Milano
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