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by
Giovanni Bozzolo
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17 maggio 2014, Portovenere – Monterosso
resoconto di una giornata memorabile, di fulvio parisi
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Non sarò breve: sono un fondista!

Daniela ed io arriviamo a Monterosso la sera di venerdì con il motorhome e già questo è un'impresa. Chi di voi ha un motorhome o un camper è si è avventurato fino a Monterosso sa di cosa parlo. La strada è decisamente impegnativa.
Il percorso che si inerpica per una stretta strada poco illuminata con tornanti continui per poi infilarsi in una stretta ed ancora più tortuosa discesa per Monterosso; ci ha disorientati e quando siamo davanti alla sbarra del parcheggio non so più che ora sia, la mia sola preoccupazione è che ci sia ancora posto per noi due e per fortuna ci sono molti posti disponibili. Sono già le 23:03 (leggerò poi l'orario nella ricevuta del parcheggio il giorno dopo).

La stanchezza per il viaggio e la tensione per la lunga e gelida nuotata di domani è tanta e vorrei già dormire, ma dobbiamo ancora cenare... ed è meglio non saltare la cena visto l'impegno in acqua. Quindi un bel piatto di pasta con sugo alle olive e via a nanna.

La sveglia la puntiamo per le 7,30, ma sono sveglio già da prima che suoni. Colazione tranquilla c'è tutto il tempo: il treno è alle 8:45 , quindi thè con pane e miele e via verso la stazione. All'ultimo momento mi rendo conto che sono già le 8:40: perderò il treno? No! la Stazione è a pochi passi dal parcheggio per auto e Camper.

Il treno è puntuale e io arrivo in tempo per fare il biglietto... di sola andata! Daniela resta ad aspettarmi a Monterosso; lei e l'acqua non vanno molto d'accordo e non sarà con me sulla barca. Ma sarà sempre nei miei pensieri e io nei suoi. E poi sarà in contatto telefonico con la barca, ci saranno Roberto Bertagna, Franco Muscarà e il “vecchio Frank”, il mitico Franco Lo Cascio.

Dopo pochi minuti di treno sono alla stazione di Spezia e mi faccio spiegare dove prendere la corriera per Portovenere. Aspetto qualche minuto in più perché la corriera è in ritardo. Una volta a bordo incomincio a bere dalla borraccia il “pre-gara” ed intanto guardo il golfo immobile che sembra una piscina d'olio e il pensiero va naturalmente all'ultima Coppa Byron con un mare decisamente diverso. Come sarebbe facile con un mare così la coppa Byron, ma sarebbe meno epica!

Mi tranquillizzo a quello spettacolo di immobilità del mare, pensando che sia stato un bene aver rimandato ad oggi (era programmata per il 2 maggio ma per le condizioni meteo marine non era consigliabile). Però come giungo in vista dell'isola Palmaria mi accorgo che il mare al di là del golfo è un altro mare: è come se fosse su un altro piano parallelo ma più in alto del golfo ed entrando con baldanzosa prepotenza sulle acque lisce tra Portovenere e l'isola crea delle onde già all'uscita davanti alla chiesa. Anche il colore è diverso. Capisco che uscire da lì sarà impegnativo.

Sceso dalla corriera cerco i miei valorosi e titolati accompagnatori. Roberto e Franco mi vengono cordialmente incontro e ci avviamo in comune per presentare all'assessore la nuotata di oggi: la differenza con quella di Roberto Capra che ha valorosamente aperto la rotta il settembre passato, nuotando per primo questo percorso, sta nel fatto che tenterò di nuotare senza muta in un mare che non dovrebbe superare i 18°.

Mentre Roberto e Franco parlavano non riuscivo a capire come potevano essere così sicuri di me, Io mi sentivo come vivessi un sogno, come se guardassi la presentazione di un'altra persona e mi chiedevo: ma perché mi prendono così sul serio? avrò forse esagerato nel motivare la scelta della nuotata senza muta? Sapevo però, in fondo, che mi ero preparato. Anzi sono preparato da sempre, dovevo solo accettare il fatto che quello era veramente il giorno in cui potevo dimostrare, anche a me stesso, che la forza della mente poteva darmi anche la forza nelle braccia a dispetto dei tempi in vasca nella settimana precedente. La mente sopra di tutto. La mente per non sentire freddo...
Già a parole è facile e poi ancora di più stando fuori dall'acqua mentre senti che ti elogiano e ti danno come sicuro “vincitore” della sfida. Ma se loro, esperti conoscitori di campioni, avessero preso un abbaglio perché deluderli ormai sono lì e devo solo nuotare, che è tra le cose che mi vengono meglio...

Andiamo alla banchina dove Franco Muscarà ci attende con il proprietario della barca Gianfranco Mariatti (che ringrazio fin d'ora per aver permesso l'utilizzo del natante senza il quale …) Carichiamo i miei viveri il mio cambio. Poi comincio a prepararmi: prima una abbondante passata di crema protezione 50 (il sole anche se non visibile dietro le nuvole ustiona e dopo che a ottobre mi hanno asportato un melanoma è meglio che mi tuteli)
Dopo la protezone solare la protezione per il freddo: lanolina.
Franco Muscarà mi aiuta energicamente a ricoprirmi la schiena sotto lo sguardo distrattamente incuriosito di qualche passante.

Insieme a Franco Lo Cascio lasciamo Roberto e Franco in barca e ci avviamo verso la spiaggia da dove parte la Coppa Byron. Passiamo vicino a numerosi turisti intenti ad imbarcarsi sui traghetti. Alcuni anche un po' troppo vestiti sebbene non faccia freddo stonano con me che, scalzo ed in costume pieno di lanolina mi avvio sulla riva. Già forse sono io quello che stona come abbigliamento... ma devo nuotare!

Adesso anche Franco Lo Cascio mi lascia, dopo che ci siamo raccontati un po' delle nostre esperienze sullo stretto di Messina, e si avvia al molo per salire sul gommone.
Franco Muscara, con Lo Cascio e Bertagna a bordo, si avvicina con il gommone verso di me: ho già indosso la cuffia e gli occhialini, che cominciano ad appannarsi un poco, ho già l'acqua alle ginocchia e non vorrei andare oltre prima del via. Muscarà mi grida “Fulvio, sei pronto?” io sollevo i pollici e al suo fischio mi tuffo: da quel momento in poi ho solo più guardato avanti. Guardare indietro indebolisce ,,,

Quindi finalmente in acqua!

È dalla Coppa Byron che non nuoto con la cuffia (allora mi dette fastidio per il caldo) , ma adesso con quella temperatura è innegabile la sua utilità. Anzi sono sicuro che senza non sarei arrivato probabilmente neanche a metà.

La sensazione della lanolina, mai provata prima è di protezione blanda nell'immediato. Il freddo lo senti comunque subito però, alla lunga, non disperdi calore e quindi in definitiva ti senti protetto.

Comincio con una bracciata decisa e brillante (sarà il freddo!) che mi sembrerà di non perdere mai.
Avanzo verso di loro che vanno all'indietro facendo segnali alle altre imbarcazioni per uscire dalla piccola insenatura della spiaggetta. Li supero e comincio a svoltare a destra. Non sono ancora alla chiesa di Portovenere che tra me e la costa passa una barca a vela. Da bordo vedo gli sguardi stupiti ed interrogativi... Capisco intanto che fa freddo, resisterò? Me lo chiedo spesso all'inizio.

Però penso: sono abituato al freddo. Ho sempre mani e piedi freddi, alle volte anche un po' più di freddi. Credo che siano ormai tre inverni che ho smesso di indossare scarpe chiuse e calze e indosso al massimo una polo e lo smanicato e nei giorni più freddi una felpa. Mai più di così... chi mi conosce ormai non ci fa più caso, anzi se mi vedono con cappello e guanti si preoccupano...
Convinto che questa “cura” possa abituarmi ed allenarmi all'impresa (la Manica)

Gli accordi con i miei Angeli Custodi sono che ogni mezz'ora mi devono segnalare con il fischietto che è ora di nutrirmi. La prima ora vola via veloce, anche se con un mare che continua a dare fastidio. Ogni tanto le onde, forse per il passaggio dei traghetti, mi fanno perdere di vista il gommone facendomi andare in su ed in giù come un sughero.

Al primo rifornimento mi avvisano che sto andando bene, ho uno stile efficace e “bello” nuoto con il gomito alto... sto nuotando bene, mi spronano a continuare così. Però non mi dicono nulla su quanto ho percorso, che media sto tenendo ed io non glielo chiedo, per paura di risposte sconfortanti. Più per la prospettiva di permanenza in acqua che per il “record”. Ho sensazioni contrastanti: mi sento bene ho il giusto freddo, le mani ed i piedi quasi non li sento (ma è normale) mi vedo nuotare bene, mi allungo... ma mi sembra d'essere fermo. Vedo la costa che passa ma non essendoci riferimenti e non voltandomi indietro per vedere quanto già percorso non riesco ancora ad avere un riscontro.

Al secondo rifornimento sono colto di sorpresa. Non mi aspettavo che fosse giù passata un'ora. Ricordo che ho pensato che ero ancora all'inizio ed era inutile fare ancora dei conti per capire quanto ci avrei potuto mettere.
Se non ricordo male eravamo in vista dello scoglio a piramide il Ferale e Franco Muscarà mi avvisa che quando prossimi alla soglio io avrei dovuto mantenere una rotta interna tra la costa e lo scoglio mentre loro per non rischiare di urtare gli scogli affioranti sarebbero passati all'esterno. Quell'avviso l'ho interpretato come necessario a quel punto perché evidentemente ritenesse che il Ferale ormai l'avrei oltrepassato prima della prossima mezz'ora.

Invece, all'ora e mezza, il terzo rifornimento il Ferale era sì più vicino e grande ma ancora davanti alla mia rotta.... (incomincio a pensare che non vogliano dirmi che vado piano. Non chiedo nulla), Chiedo ancora liquido, un isotonico ed un gel ipertonico ma non bevo tutto. Roberto mi segnala che ho impiegato già 5 minuti per i rifornimenti... quindi concludo velocemente la sosta e a testa bassa cerco di forzare il ritmo anche per togliermi la vista del Ferale e andare oltre.
(Il consiglio di Andrea Bianchi di utilizzare un bicchiere grande è stato utilissimo, così come aver portato gelatine di frutta, perché ad un certo punto di bere isotonico non mi andava più ed è stato meglio gelatina di frutta e acqua).
Aumentando il ritmo, cerco di forzare l'andatura tenuta fino ad allora. Oltre farmi andare più velocemente mi ha permesso di riattivare la circolazione a mani e piedi. Però il maggior sforzo mi ha fatto consumare più energie. Ho cominciato ad avvertire il freddo al corpo.

Al quarto rifornimento Roberto mi indica lo scoglio scuro che vedo avanti sul profilo della costa. Al di là c'è Riomaggiore siamo a metà. Non credo alle mie orecchie, se laggiù siamo a metà sto passando ai 10 km con molto anticipo sulla mia tabella. Passerò davanti a Riomaggiore credo in meno di due ore e mezza, perché al rifornimento successivo, il quinto, Riomaggiore è già alle spalle... Non ci credo, sto volando.

Anche fosse pure la risultante di un po' di corrente a favore, nuotare in acqua fredda è un'altra cosa, Dopo tre ore non sento fatica muscolare. Con l'acqua calda dopo mezz'ora sono fiacco. Adesso però quel sole che ogni tanto bucava le nubi e mi scaldava sparisce del tutto. La corrente la sento sempre più fredda. Comincio a fermarmi anche prima della mezz'ora convenuta. Mi sento rigido anche nelle gambe, Al quarto rifornimento ero riuscito con fatica a svuotare la vescica. Nuotando non riesco e da fermo per il freddo neanche. Però so che devo farlo perché nuoto contratto.

Comincia ad insinuarsi nella mente il pensiero negativo. Allora mi viene in mente il racconto di Roberto “non ci sono prove difficili solo menti deboli” e mi aiuta a resistere. Sono però infreddolito. Alla domanda come va ho sempre risposto ho freddo ma sto bene, ho le mani ed i piedi freddi ma sto bene,,, adesso rispondo che sono al limite. Continuo a pensare con insistenza che potrei anche fermarmi prima. In fin dei conti è un test. Ma quando alle tre ore, alla frana di Corniglia, mi indicano il monastero sopra Monterosso... e chiamano in viva voce Daniela, mi ripiglio un poco e riparto convinto. Ormai mi avevano già detto che non avrebbero più fischiato le mezz'ore, Vedendomi bisognoso di soste più frequenti e mi dicono che quando ho bisogno mi fermo io. Riprovo con tenacia ma devo ancora fermarmi. Ho le gambe rigide all'altezza delle anche. Da fuori sembra che vada tutto bene ma ad ogni tratto di acqua gelida, e sono sempre più frequenti, faccio fatica.

Da quando mi hanno detto di puntare il monastero seguo la rotta come se avessi il timone puntato. (Franco Lo Cascio poi mi confermerà d'aver notato la mia capacità di mantenere la rotta. É la conferma di quanti in gara mi hanno riferito di aver goduto di traiettorie precise standomi dietro. Per poi lasciarmi lì... ma sono altre storie). Oramai sono nelle acque di Monterosso, vedo ancora lontani i faraglioni. (i mie Angeli mi dicono di essere a trecento metri, per incoraggiarmi, ma a me paiono almeno seicento). Mi fermo ancora a raccogliere le energie, mi chiedono se voglio ancora mangiare e mi dicono che se voglio smettere mi portano con il gommone davanti ai faraglioni per fare l'arrivo a nuoto, tanto sono ufficialmente a Monterosso...

Non rispondo su nulla abbasso la testa in acqua, sempre più fredda e mi faccio l'ultimo chilometro e mezzo (così mi pare) senza più soste fino alla spiaggia, dove mi aspetta Daniela con i piedi in acqua!!! pronta ad abbracciarmi!!! Riesco ad uscire dall'acqua senza cadere, non mi gira neanche la testa. Ho perso però la nozione del tempo, Daniela mi conferma che non sono ancora le 16, mancano nove minuti, le avevo detto di non aspettarmi prima delle 17, sono sbalordito, contento, affaticato, senza fiato, tremante....

Grazie all'organizzazione perfetta di www.5terreswimming.it in particolare i ringraziamenti per gli angeli Custodi: Roberto Bertagna , Franco Muscarà e Franco Lo Cascio; senza di loro e senza la loro convinzione nella mia riuscita non avrei potuto credere neanche io in questo risultato.

Ringrazio anche il comune di Portovenere che ha accolto con un sorprendente entusiasmo e partecipato interesse la mia sfida invitandomi in comune per presentarmi e spiegare all'assessore le motivazioni di tale tentativo.

Adesso tocca a Monica, coraggio!

 
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