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by
Giovanni Bozzolo
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Giglio 2024
di Raffaele Gambigliani Zoccoli
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Cinque.
Cinque come gli anni che sono passati dall’ultima gara del Giglio.
Cinque come le ore che da Modena ci vogliono per arrivare a Campese (anche qualcosina in più).
Cinque come le volte che “la mi moglie” per dirla in toscano mi apostrofa: “ti fai tutta quella strada da solo per una gara?”

E poi arrivi a Campese – in questa festa della natura che ci vorrebbe uno bravo a raccontarla – e (in ordine inverso) capisci che “la tu moglie” per una volta non aveva ragione, che le cinque ore di viaggio sono state un buon investimento e che dovresti darla tu una medaglia agli organizzatori per averti riportato qui ancora una volta.
Venerdì il meteo annunciava mare in aumento e gli avevo scritto – agli organizzatori. Maurizio - gentile e velocissimo nella risposta – mi aveva impartito la solita lezione toscana: “domani girerà il vento di scirocco e non ci sono problemi”. Tutti i toscani che conosco dopo cinque minuti che ci parlo cominciano a ragionare di Scirocco, di Maestrale e di una cosa che si chiama “scarrocciare” come se fossi uno di loro e ci capissi qualcosa – io mi limito ad annuire e a rispondere “eh già!”, dalle mie parti ci sono le mattonelle, mica il Maestrale...

Mi sono perso. Giglio campese. Il mare è calmo con un po’ di corrente verso Nord, la giornata è stupenda e l’acqua è fresca come piace a me. Ci sono tante facce belle, Beppe con il Grosseto (spoiler ci sarà la gara di Castiglione a settembre), Giampaolo con il Piombino e persino Leonardo che si è ricordato di essere toscano e non siciliano con il Prato – il Giglio ci ha riuniti tutti.
Dopo il rigoroso controllo dei giudici - tessera, boa, costumone, unghie delle mani, unghie dei piedi, impronte digitali (no, queste il prossimo anno!) – siamo finalmente pronti per partire.

Il percorso è cambiato rispetto alle altre edizioni: non si parte dal centro della spiaggia ma dalla Torre Medicea, con la seconda boa nei pressi del Faraglione e la terza sul lato sinistro del golfo verso la spiaggia, il tutto da percorrere due volte in senso antiorario. Al fischio cerco di partire forte alla destra di tutti e dopo cinquecento metri mi aggrego a un gruppetto di quindici master in cui non riconosco nessuno (in verità ci sono Leonardo, Giampaolo e Lapo) e rimango con loro per tutta la gara, qualche volte in scia, qualche volta nuotando solitario sulla destra del gruppo. È una gara ma al Giglio è facile farsi trasportare dall’emozione del mare, c’è l’acqua limpida con colori che cambiano continuamente e mi ricordo della sfida solo durante l’ultimo chilometro – provo a uscire tre o quattro volte e a superare qualcuno ma sono tutti più forti e al traguardo chiudo ultimo del gruppetto.

Il tempo di asciugarsi e bisogna già ripartire per altre cinque ore di viaggio. Come sempre grazie agli organizzatori e ai giudici, grazie a loro non dovremo attendere altri cinque anni per la prossima gara, visto che tra meno di due mesi il calendario prevede una nuova sfida alle Cannelle!

A presto
Raffaele

 
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