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Giovanni Bozzolo
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Deiva 2011
di raffaele gambigliani zoccoli
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In fatto di orario sono paranoico e la gara di Deiva Marina è preceduta da un'estenuante contrattazione:

“Ritrovo alle sette e mezzo” scrive Giulia.
“Sei fuori?” replico, “massimo alle sei”.
“Facciamo alle sette” ci prova Anna.
“Sei in punto, non un minuto più tardi”.
“Sei e trenta e siamo tutti contenti” tenta di mediare Paola.
“Io parto alle sei, anche da solo”.

E visto che sono iscritto a una Società di atleti molto pazienti alla fine la squadra si adegua alle mie fobie di interminabili code autostradali, di scoppi improvvisi di pneumatici o di catastrofiche valanghe di detriti sulla Cisa - e alle otto e un quarto passeggiamo già sulla spiaggia di Deiva Marina secondi solo agli organizzatori.

Marco e Stefano mi guardano perplessi con gli occhi colorati dal sonno e da una timida vena di odio.
“Guardate che mare!” esclamo.
“…”
“Un vero spettacolo!” insisto.
Ma non sono affatto convinti e Marco si sdraia su un lettino per tentare di recuperare un po' di sonno.

E così - dopo una veloce punzonatura senza (gradita) maglietta - nuoto con Paola in un'acqua stupenda, calda - piatta e senza meduse, con una visibilità perfetta e migliaia di piccoli pesci che osservano immobili il nostro tentativo di imitarli.
Mentre torno verso la spiaggia vedo che l'ingresso dell'imbuto è molto risicato e partendo dall'ultima boa cerco di studiare la traiettoria ideale.

Il percorso è un rettangolo stretto da compiere due volte in senso antiorario. In chiamata chiedo a Riccardo del Nuoto Grosseto il “permesso” di fare la gara con lui e in partenza sono religiosamente incollato ai suoi piedi.
Al via dobbiamo lasciare sulla sinistra in rapida sequenza le prime due boe del percorso, ma quando arriviamo al secondo pallone questo si “sposta” per qualche incomprensibile motivo - tutto il gruppo si ammassa sulla destra per passare l'ostacolo e il campo di gara diventa la solita gigantesca tonnara. Supero involontariamente Riccardo ma sono sicuro di averlo alle spalle e visto che devo arrivare nei primi otto della mia categoria per fare qualche punto in classifica appena giro l'ostacolo comincio a darci dentro a più non posso - nuoto i mille metri successivi come se fosse un cento e quando il nostro gruppetto si definisce sono il terzo di una serie di master guidata da un atleta in cuffia nera seguito da un master con cuffia gialla. Nel lato successivo vengo sfilato da un altro master con cuffia nera e da Riccardo che come pensavo è riuscito a seguirmi. Sono quinto di un gruppetto di una decina di persone, subito dietro c'è una ragazza dalla cuffia bianca che avevo seguito alla Byron, facciamo davvero la stessa andatura.
Davanti non sembra esserci più nessuno di raggiungibile e così rimango in questo gruppetto per tutto il resto della gara, con i due master dalla cuffia nera che fanno l'andatura. Nel primo lato del secondo giro mi sembra che rallentino troppo, provo a uscire, supero Riccardo e il master dalla cuffia gialla ma non riesco a fare di meglio e mi riaccodo in quinta posizione.

Passata l'ultima boa cominciano tutti a scattare.

Non so se in questi anni sono diventato un “fondista”, ma sicuramente non sono un velocista e sono presto sfilato da tutti i membri del gruppo. Provo a darci dentro, ma è inutile, alzo la testa per vedere il mio ritardo e mi accorgo che hanno sbagliato tutti l'imbuto di un paio di metri e nuotano in progressione sul lato destro senza accorgersi di nulla. Io sono ancora in tempo, mi sposto sulla sinistra, entro correttamente e ricomincio a darci dentro. Qualche metro ancora e - con i giudici che fischiano all'impazzata - il gruppo “scivola” irregolarmente dentro l'imbuto. Come ho già scritto una volta sono contrario - assolutamente contrario - alle squalifiche per chi sbaglia l'imbuto, a mio parere si deve solo tornare indietro e ripetere l'ingresso. Siamo tutti dilettanti che amano il mare, molti di noi si sono svegliati alle cinque e hanno guidato per cinquecento chilometri per il piacere di fare la gara, abbiamo nuotato cinque chilometri come dei forsennati invece di sorseggiare dei mojito sulla spiaggia ed è davvero inutile essere “eliminati” per una svista involontaria, e così quando vedo che il gruppo si ricostituisce attorno a me spero davvero che non squalifichino nessuno dei compagni che per cinque chilometri hanno contribuito a farmi fare una gara bellissima, sarebbe giusto solo farli tornare indietro - e contemporaneamente spero che i giudici non si sbaglino “con me”, finendo per squalificarci tutti quanti.
E per quel poco che ci capisco all'arrivo solo un paio di noi, tra cui purtroppo Riccardo, vengono squalificati, ma non avendo visto tempi e classifiche non posso dire di più. Salvo nuove squalifiche (sbircio sempre i fogli dei giudici cercando di non dare fastidio) “forse” sono arrivato ventiduesimo assoluto con settantadue minuti di tempo, davvero poco per me o forse la gara era un pelo più corta del dovuto.

Appena mi riprendo, perché la nuotata è stata davvero faticosa, aspetto l'arrivo degli altri. Giulia e Paola (seconda e terza nella loro categoria, brave!) arrivano insieme qualche minuto più tardi, poi Marco che sembra in calo di zuccheri e sbaglia a sua volta l'imbuto. Rientro in acqua e quando è ormai arrivato a fianco del traguardo riesco a comunicargli che deve tornare indietro e così nuota duecento metri in più e finisce la gara senza squalifiche. Qualche minuto ancora e arriva Stefano.

Al buffet molti atleti parlano della Gran Fondo a cui parteciperanno la settimana successiva, diciotto chilometri tutti d'un fiato, davvero bravi e coraggiosi, in bocca al lupo a tutti!
Marco e Paola devono tornare e ripartiamo quasi subito, senza vedere Anna e la gara del mezzo fondo nel pomeriggio.

Altra bella giornata, penso guidando su una Cisa poco trafficata, anche se - purtroppo - siamo a settembre, cominciano le prime piogge e la fine della stagione è alle porte.

Raffaele Gambigliani Zoccoli

 
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