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Giovanni Bozzolo
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Follonica 2013
la maremma disconnessa di eugenio velardi
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Follonica dista poche decine di chilometri dalla nostra casa al mare, e nel tragitto che ci separa c’è uno dei miei bar preferiti, con dei budini di riso che da soli meritano il viaggio. Inoltre, in uno dei bagnetti (cosi si chiamano, qui, gli stabilimenti balneari) di questa località costiera, c’è un ristorantino straordinario, con un eccezionale rapporto qualità/prezzo. Due motivi molto validi per tornare ad effettuare questa gara.

Veramente l’anno scorso la saltai. Sono solito arrivare molto presto, non mi piace fare la fila o dover compiere in fretta tutti i preparativi. E’ il mio modo di gestire la tensione. Quando, però, nel 2012 arrivai appunto con circa un’ora di anticipo, non notai alcun approntamento e nemmeno qualcuno interessato alla manifestazione. Stavo per chiamare l’organizzatore, pensando ad un rinvio di cui non avessi ricevuto comunicazione (qui in Maremma sono disconnesso, non per mia natura ma per mancanza di copertura della rete), quando feci caso alla data e realizzai che la gara si era svolta il giorno prima.

Mia moglie, di solito molto ciarliera, tacque. O mi conosce molto bene (dopo 33 anni) o mi ama molto. “Tertium datur”: entrambe le precedenti ipotesi. Grazie, però, a quel “disguido”, scoprimmo la spiaggia di Torre Mozza, distante solo un centinaio di metri dal ritrovo, dove, per uno strano gioco di correnti, l’acqua è sempre limpida e trasparente, contrariamente a quanto accade nel resto di questo tratto di costa toscana, dove la sabbia molto fine, continuamente smossa dalle onde, intorbidisce l’acqua.

Altro valido motivo per la mia partecipazione, è la dedica del trofeo di quest’anno a Mauro Lombardi, che ho avuto il privilegio di conoscere ed incontrare più volte. Uno dei fondatori del nuoto di fondo in Italia (con il mitico Cosimo Milano), grande figura di atleta master e poi allenatore (lo è stato anche dell’attuale responsabile della nazionale italiana di fondo) organizzatore ed anche responsabile FIN. In questa veste venne a visionare delle gare che organizzavo a Praia a Mare e si mostrò estremamente professionale. Mi era stata assicurata la presenza, fino alla notte prima della manifestazione, di dieci barche. Ma la mattina erano presenti solo due. Anche per rispondere alle sue corrette ma insistenti osservazioni, dovetti affittare, all’ultimo momento ed a caro prezzo, delle barche che effettuavano il giro delle grotte, su cui, però, poterono salire anche familiari ed osservatori, che così ebbero modo di seguire tutta la gara, divertendosi ad effettuare il periplo dell’isola di Dino, senza fatica. Nemmeno con le due edizioni successive riuscii a pareggiare quelle spese impreviste. E così smisi di fare gare in Calabria.

Pensare che c’è chi ritiene che organizzare queste competizioni sia un fiorente business!

L’ultima, ma non la meno importante, ragione che mi spinge ad essere qui oggi, è che il responsabile è Stefano Pietropaoli. Abitualmente, ma non certo in questa occasione, vestiamo la stessa uniforme azzurra. Per gli amici scriverei anche il falso, ma non è questo il caso. Il suddetto Mauro, di cui ritengo che Stefano sia l’erede spirituale, sarebbe fiero di lui. Tutto si svolge rapidamente e correttamente, anche grazie ai soliti giudici toscani, mai sufficientemente lodati. Ci sono, inoltre, a disposizione degli atleti, ampie zone d’ombra, spogliatoi e bagni del centro velico. Condizioni tutte non così frequenti a trovarsi.

Ecco, al mio solito, ora ho poco spazio a disposizione per la cronaca spicciola. Il mare è perfetto, anche sufficientemente limpido, tale, comunque, da poter veder bene qualche medusa. La partenza è stata opportunamente modificata, non più perpendicolare alla costa, con virata dopo 250m, ma parallela e, pertanto, in linea con le prime boe. Ce ne sono anche due intermedie, nei due lati lunghi del rettangolo, che dovrà essere percorso due volte. Controlli e partenza. Mi ritrovo, per il primo giro, in un bel gruppetto, dove, scoprirò poi, ci sono anche due miei coetanei. Sono costretto a qualche piccolo zig-zag per evitare incontri indesiderati con i predetti animali planctonici.

L’Elba mi ha segnato, più di Napoleone. Lui, almeno, ebbe ulteriori 100 giorni di gloria. Io, fuori allenamento, fatico solo. Perdo, così, il contatto con il gruppetto e, in un momento di distrazione, vengo colpito, senza vederla, da una medusa all’orecchio ed alla spalla. Qualcun altro subirà danni maggiori. E sarà questo l’unico aspetto negativo di una manifestazione perfetta. Sono contento di arrivare al traguardo, temevo sinceramente di non farcela.
Rinfresco “ottimo ed abbondante” e premiazioni. Salto, purtroppo, entrambi per impegni familiari (leggasi pranzo al citato ristorante).

Grazie agli organizzatori ed un affettuoso ricordo a Mauro.
Eugenio Velardi

 
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