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Giovanni Bozzolo
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Capri-Napoli
4 luglio 2014, la traversata non competitiva
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La Capri-Napoli è la realizzazione di un sogno, profondo quanto il blu del mare di Capri, profondo quanto la nostra passione per il nuoto. E’ la gara. Il battito del cuore è a mille, e si fonde con il ritmo del mare. Oggi il mare è la ns culla, nella sua forma più mite ci accompagnerà dolcemente a Napoli. Il sole del mattino è già caldo, le attenzioni sono tutte su quell’immensa distesa blu. L’impresa ci aspetta. Quella dei mille protagonisti e delle mille competizioni. La storica gara delle gare. Stavolta tocca a noi, quelli che mettono il cuore e l’anima, quelli che trovano un unico scopo, che va oltre la sfida, vincere se stessi. Le sfide difficili e importanti sono spesso inversamente proporzionali al numero di concorrenti. Stavolta siamo in tanti, 50 atleti, a dimostrazione dell’interesse, che ci spinge a vincere la grande fatica. Il tempo destinato agli allenamenti, spesso sottratto, o rubato, alla quotidianità e normalità degli altri. La forte motivazione che ci rende consapevoli, che una grande sfida, va preparata con grande impegno. Ormai siamo nell’età adulta e con cura programmiamo le nostre preparazioni, aiutati spesso da chi l’esperienza già l’ha fatta e ci consiglia. Un sentito ringraziamento anche a loro.

Siamo insolitamente in tanti, eterogenei quanto mai. Staffette, nuotatori solitari e una nuova esperienza quella del doppio, marito e moglie. Si per noi l’organizzatore ha creato il double, ma credo fermamente, e ne conosco tante di coppie, ci sarà un lungo seguito alla nostra novità.
Giovani, diversamente giovani, fortissimi paralimpici, insomma l’intero universo di appassionati di questa disciplina di sette diversi Paesi, ovvero gli amatori, che vogliono percorrere la stessa gara di 36 Km, che i professionisti nel circuito mondiale del Grand Prix Fina completano a settembre.

E’ giunta l’ora della partenza. Si comincia con i nuotatori solitari e la nostra “staffetta matrimoniale”. A seguire le compagini a sei nuotatori per staffetta, a 15 minuti di distacco. Lo speaker sul lido convoca gli atleti, che vengono simpaticamente accompagnati in acqua da bimbi capresi. Nel frattempo le barche accolgono i coach e i giudici pronti per raggiungerci a largo. Ci allineiamo sulla corsia e si parte. Il sardo Mattia Ferru sembra partire per uno scatto dei 100 stile libero avanzando deciso verso il Vesuvio. Al principio penso di seguire la sua scia, ma leggo nella sua rotta qualcosa di sbagliato sin dall’inizio e poi realmente il ritmo mi sembra troppo sostenuto per cominciare una maratona. Il giovane nuotatore prende da subito tanto vantaggio su tutti mentre le barche d’appoggio ci raggiungono dandoci la direzione.

Il mare è sconfinato, una scarsa visibilità rende impossibile la navigazione a vista. Si scorge a malapena Punta Campanella, che in condizioni diverse sembra toccare Capri. Ci smagliamo in fretta e ognuno ha la sua personale rotta. Il sogno è iniziato e l’adrenalina si trasforma in attenzione alla frequenza e al ritmo per fare il primo tratto al massimo. Abbiamo frazionato i nostri cambi studiandoli con cura, insieme al ns coach/accompagnatore Antonio Caiazza, e la prima frazione di un’ora deve necessariamente essere la più sostenuta.

Il blu sprofonda in un inchiostro dai riflessi del sole, il mare è piatto e l’onda spinge dolcemente a favore. Tutto è perfetto. Il primo rifornimento a trenta minuti. Poi il fischio del coach indica la fine della mia frazione, sinceramente attesa. Sulla barca tento di comprendere la giusta traiettoria da seguire, ma è quanto mai improbabile trovarla. Siamo senza strumentazione e ci affidiamo ai suggerimenti della Guardia Costiera che ci indirizza verso una gigantesca nave ormeggiata a largo di San Giovanni a Teduccio. Scorgo da lontano la barca d’appoggio di Ferru che tenta la rotta di Castellammare e si sposta decisa alla nostra destra, mentre tutti gli altri solitari ci seguono sparpagliati. Dietro ci sono anche le staffette, ma la scarsa visibilità l’inghiotte nel verde dell’isola di Tiberio.

Io e Daniela con il principio della staffetta sembriamo vittime del maleficio del film di LadyHawke, dove lui è lupo durante la notte e lei costretta ad essere falco durante il giorno. Ad ogni cambio ci scambiamo un tenero tocco e poi si interrompono le ns comunicazioni verbali. Chiedo in barca quanto sia stanca e se le sue sensazioni sono anche le mie.

Nel frattempo ci avviciniamo alla linea di una grande petroliera a largo, ma tanto a largo di Napoli, e abbiamo già percorso quasi 19 km. Spesso ci raggiunge la barca dei giudici, poi a seguire anche quella del Race Director, con a bordo Luciano Cotena. Un lavoro faticosissimo svolto dai volontari della UISP, che con grande dedizione hanno offerto il loro servizio di giuria in barca, per garantire il rispetto delle regole. Il ns giovane barcaiolo nella noia, talvolta, si intrattiene con il cellulare distraendo la rotta, ma viene subito redarguito dal ns attentissimo coach e, rientra in gioco. Daniela anche nelle sbavature di traiettorie tiene sempre la linea della barca, come un cagnolino al guinzaglio. La fatica ora si fa proprio sentire, come se i muscoli si rompessero. I cambi, come da programma diventano più frequenti e la sosta non è quasi sufficiente al recupero muscolare. Ma il coach dopo oltre quattro ore di bracciate vuole lo stesso ritmo. Conta le bracciate al minuto, fa calcoli continui, controlla il crono e l’orologio gps e annota tutto spasmodicamente sulla cartelletta, fischiando ad ogni calo di frequenza.

Nei momenti di maggiore lucidità in barca oltre a verificare la rotta mi concedo anche qualche divertente ripresa sul pelo dell’acqua. Il mare cambia ineluttabilmente tinta da un blu cobalto ad una sfumatura di grigio. Ci stiamo avvicinando a Napoli, con tutte le sue piacevoli e amare conseguenze. Alle nostre spalle il gruppo d’inseguitori tiene la nostra stessa traiettoria, mentre il velocissimo Ferru davanti a noi, con un grande distacco, mantiene la destra in direzione Centro Direzionale.

Da Ischia comincia a montare una brezza di maestrale, che con una lunga e morbida onda traversa ci scarroccia a destra, costringendoci a continue rettifiche. Le condizioni meteo-marine restano favorevoli. Ma seppur leggero il maestrale danneggia inevitabilmente la risalita verso l’arrivo della barca di Ferru, che completa una lunga parabola di ritorno contro corrente. Noi siamo dritto per dritto tentando la rotta perfetta, inseguiti a circa 500 metri dalla squadra dei paralimpici. A seguire toccheranno l’arrivo gli spagnoli del Team Alcobendas, poi il Team Zian (NET). A venti minuti i nostri italiani del Team Sporting Club Napoli capitanati da Gianfranco Matuozzo. Il simpaticissimo Team Fly on the water con Antonio Perlini ed infine il Team Acque Libere. Un particolare plauso a chi quest’impresa l’ha percorsa da solo, come il nostro italiano Mattia, che per una scelta di rotta ha perso l’opportunità di battere il record della manifestazione non competitiva, seppur segnando un grande successo toccando in sole 7 ore e 33 minuti l’arrivo della Canottieri. Lo spagnolo Victor Galve Ruiz in 8h 49’ 05’’. E i due sudafricani Gareth e Alastair.

Cosa dire di noi, non potevamo mancare l’arrivo in coppia, dopo Ferru ufficialmente a 7h 43’.
Siamo nati coppia nel nuoto e figurativamente tocchiamo insieme i nostri traguardi. Il più grande i nostri due figli Lorenzo ed Andrea, nati dalla nostra passione. Ora la nostra missione è trasmettere agli altri, ed in particolare ai più giovani, il valore di uno sport sano, che possa con un percorso di esperienze ed impegno, portare a risultati sempre più ambiziosi. Perché il nuoto in acque libere e lo sport possano rappresentare sempre un faro fermo sulla strada della vita.

Ciro Cerqua

 
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